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La posizione contraria alla PI

Secondo alcuni studiosi e alcune organizzazioni della società civile e movimenti, la proprietà intellettuale ha conseguenze negative perché ostacola la diffusione delle idee e monopolizza la conoscenza e le scoperte.

In un libro intitolato “Abolire la proprietà intellettuale” (Laterza, 2012), i due autori Michele Boldrin e David K. Levine, professori di economia alla Washington University di St Louis,   espongono questa tesi, in qualche modo provocatoria: il copyright ed i brevetti sarebbero “un male inutile” perché tengono oppressa la creatività.

Infatti i due autori affermano che “A nostro avviso la progressiva estensione del monopolio intellettuale minaccia sia la nostra prosperità sia la nostra libertà, e così facendo minaccia di uccidere la gallina dalle uova d’oro della civiltà occidentale strangolando, alla distanza, l’innovazione”.

Il paragone viene svolto con il libero commercio, che dall’abolizione dei dazi doganali ha portato allo sviluppo del mercato mondiale: “Per assicurare la nostra prosperità e la nostra libertà, dobbiamo far uscire completamente di casa l’idea del monopolio intellettuale. Per farlo occorre armarci della medesima e paziente determinazione con cui abbiamo ridotto progressivamente – e non abbiamo ancora terminato – le barriere al commercio internazionale durante l’ultimo mezzo secolo”. Si parla nel testo anche di “un sistema dei brevetti impazzito” e di “un copyright dalla durata assurdamente lunga”. Questa posizione può essere condivisa o contestata: in ogni caso gli autori ammettono che un moderato grado di protezione sia necessario mantenerlo, almeno temporaneamente…

Voi cosa ne pensate?

E’ infine necessario sottolineare che avere un approccio critico alla PI non significa sostenere  i comportamenti illegali: quando una regola presenta effetti negativi, si può metterla in discussione e democraticamente modificarla, ma non certo violarla!

CONTRAFFAZIONE
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