Aspetti ETICI
I numeri del mercato della pirateria e della contraffazione sono impressionanti, a livello nazionale ed a livello comunitario e globale. Vi sono diversi osservatori che raccolgono dati e informazioni sulla provenienza, tipologia, canali distributivi dei prodotti contraffatti: segnaliamo quello condotto dall’EUIPO, l’Agenzia Europea che co-finanzia il presente progetto e quello italiano dell’UIBM, la Direzione Generale per la lotta alla Contraffazione del Ministero dello Sviluppo Economico. Vi sono poi le statistiche tenute dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia per le Dogane, che riferiscono sui sequestri di merce contraffatta e pirateria.
Nel Rapporto UIBM 2016 “La contraffazione: dimensione, caratteristiche e approfondimenti” realizzato in collaborazione con il Censis, leggiamo che in Italia “Nel 2015 il fatturato totale della contraffazione è stimato in 6 miliardi e 905 milioni di euro, con una variazione reale del +4,4% rispetto ai 6 miliardi e 535 milioni di euro del 2012. […] Al primo posto, per valore del mercato del contraffatto, si trovano gli accessori e l’abbigliamento, il cui valore sul mercato è stimato in 2 miliardi e 247 milioni di euro, pari al 32,5% del totale: nei tre anni considerati il valore del consumo di questi prodotti si è ridotto dell’1%. […]Al secondo posto per spesa dei consumatori si trova il mercato dei supporti audio e video composto, per la gran parte, di Cd, supporti informatici per computer e per consolle, file con segni mendaci, con un valore di spesa pari a 1 milione e 965.000 euro, in crescita dell’8,7% rispetto al 2012. Si tratta di un settore che vede coinvolti in qualità di consumatori soprattutto giovani e minori, e che è particolarmente rappresentato nei sequestri effettuati dalla Polizia Locale.”
L’impatto economico dell’industria del falso è notevole: se il mercato parallelo delle merci contraffatte rientrasse nell’alveo della produzione legale, quei 6,9 miliardi di euro di produzione porterebbero ricchezza aggiuntiva al Paese, oltre 100.000 nuovi posti di lavoro, incremento delle importazioni, incremento dell’indotto a monte ed a valle dei settori produttivi interessati.
La merce contraffatta è prodotta nella totale illegalità: evasione fiscale,lavoro nero e lavoro minorile, uso di materie prime vietate o frutto di ricettazione, contrabbando, riciclaggio ecc.
Si stima un mancato gettito per le casse dello Stato di circa 1 miliardo e 687 milioni di euro annui, senza considerare l’indotto. Inoltre, la produzione illegale opera in concorrenza sleale ed erode profitti e ricavi alle imprese regolari, danneggiandole in alcuni casi notevolmente. Evadendo IVA ed imposte dirette, oneri sociali sul lavoro ed altre forme di imposizione, già abbatte i costi di produzione. Inoltre:
- elude la normativa sul lavoro, sfrutta i lavoratori e non protegge la loro sicurezza;
- elude la normativa a carattere igienico sanitario e di sicurezza degli impianti;
- elude la normativa a carattere ambientale (gestione dei rifiuti, utilizzo delle risorse e materie prime ecc.)
- fa a meno della rete distributiva regolare, affidandosi quasi esclusivamente ai venditori ambulanti ed al Web
- elimina qualsiasi costo legato ai diritti di proprietà intellettuale, brevetti e marchi
Alcuni ambiti produttivi sono estremamente danneggiati dalla contraffazione o dalla pirateria: è il caso dell’industria culturale, che vede interi settori perdere sostenibilità economica di giorno in giorno, fino al limite estremo del rischio di chiusura per le imprese e del crollo della produzione artistica in quell’ambito. Produrre un film oppure un album musicale comporta costi ingenti, che nessun produttore vorrà più affrontare in presenza di un margine di profitto irrisorio a causa della pirateria. Secondo un’indagine Fpav e IPSOS di giugno 2017, la sola pirateria audiovisiva nel 2016 ha sottratto oltre 1.200.000 euro all’economia italiana, sottraendo 686 milioni di euro di fatturato al settore legale e “bruciando” 6.500 posti di lavoro.
Sul piano dell’impatto ambientale, è ovvio che una produzione illegale non si faccia scrupoli di inquinare, sfruttare irresponsabilmente le risorse ed ignorare qualsiasi prescrizione normativa o buona prassi. Questo vale sia per le produzioni realizzate nel nostro paese che per quelle realizzate altrove ed importate sul nostro mercato.
L’industria del falso è in mano alla criminalità organizzata e recenti studi hanno evidenziato collegamenti con il terrorismo internazionale (UNIFAB, Counterfeiting and terrorism. Report 2016,), il traffico di stupefacenti e la tratta di esseri umani. Chi acquista prodotti contraffatti consapevolmente deve sapere che contribuisce allo sviluppo del crimine organizzato, divenendone complice.
Sul piano sociale, non va dimenticato un effetto destrutturante del sentimento di legalità e dell’abitudine dei cittadini ad osservare le leggi come una forma di garanzia per tutti, insinuando il tarlo della diffusa indulgenza verso l’elusione e l’evasione fiscale, ma anche una certa insofferenza per tutte le regole in generale, dal codice della strada al regolamento condominiale, ai doveri civici che ogni buon cittadino dovrebbe conoscere e rispettare.