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3. Intelligenza Artificiale e proprietà intellettuale

AI, Arte e proprietà intellettuale


La prossima volta che ammirerai opere d'arte contemporanee, potresti imbatterti nella creazione di un'intelligenza artificiale.

Non stiamo parlando di una suggestione legata ad un futuro prossimo o remoto, ma di attualità.


Chiunque può creare opere d'arte digitali senza avere la minima competenza artistica: basta indicare cosa si vuole realizzare indicando stili e suggestioni; sulla base dei dati ricevuti l'IA creerà delle opere aderenti alle nostre richieste.

Più la nostra descrizione sarà dettagliata e minuziosa, più le opere saranno simili a come le abbiamo pensate.


Tecnicamente non siamo autori dell'opera ma abbiamo dei diritti riconosciuti dalle stesse piattaforme per creare opere IA (la questione è molto complessa sul piano della proprietà intellettuale e ancora non disponiamo di certezze in materia).

Recentemente, un'opera d'arte creata attraverso l'intelligenza artificiale ha vinto un contest artistico negli Stati Uniti.


Nel caso voleste cimentarvi nella creazione di opere d'arte di questo tipo, esistono molte piattaforme (sia a pagamento che gratuite) che permettono di sperimentare l'IA art.

Dal punto di vista della proprietà intellettuale, le piattaforme ci riconoscono come proprietari di una licenza d’uso (spesso anche a scopo commerciale) sull’opera ma si riservano il diritto di utilizzare, modificare e vendere le opere realizzate.



A questo proposito è importante informarsi con particolare attenzione sui termini di utilizzo soprattutto per gli artisti che vogliono produrre un guadagno. Ricordiamo, inoltre, che la licenza d’uso non corrisponde al copyright dell’opera, anche perché - per ora - il copyright riguarda creazioni umane e non quelle delle macchine. 


In pratica questi strumenti non sono altro che algoritmi di machine learning ai quali sono stati forniti miliardi e miliardi di immagini.



Quando la macchina riceve il prompt, ad esempio “realizza il disegno di un cane con lo stile di Van Gogh” la macchina, che ha imparato attraverso la fase di training quali sono le caratteristiche essenziali di un cane e quali sono le caratteristiche essenziali dello stile di Van Gogh, rielabora le immagini e realizza un contenuto “nuovo”.


Utilizzare le virgolette è necessario perché si tratta pur sempre di una rielaborazione che parte da materiali già esistenti, per quanto l’imponente dimensione del numero di riferimenti rende difficile individuare i materiali di origine.


Poco fa abbiamo parlato di dataset e immagini, proprio su questo punto dobbiamo segnalare che molto spesso queste immagini vengono inserite nei dataset senza il consenso degli autori delle opere.

Questo rappresenta un problema piuttosto grave che potrebbe essere facilmente risolto compensando gli autori delle opere utilizzate per la fase di apprendimento, cosa che già viene fatta/si sta realizzando per i dataset utilizzati per realizzare IA che generano musiche, mentre per gli autori di libri, poesie e dipinti/arte digitale la situazione è ancora in stallo, salvo alcune piattaforme che si sono adeguate.

Cercando sul web è possibile vedere che forse esistono già delle possibili soluzioni:


Nel corso di un Ted Talk, Sasha Luccioni ricercatrice specializzata in "ethical and sustainable artificial intelligence presso HuggingFace, e tra i Foundatori di Climate Change AI e membro del comitato “Women in Machine Learning”, cita come Spawning.ai, una compagnia fondata da artisti stia sviluppando strumenti per dimostrare che un determinato database abbia utilizzato immagini senza il consenso.


Tra i progetti realizzati da questa compagnia segnaliamo anche Kudurru, uno strumento per proteggere i siti dai web scrapers, ovvero degli strumenti che permettono di estrarre testi e immagini dai siti web; nella maggior parte dei casi i dati che popolano i database di intelligenza artificiale vengono raccolti in questo modo.



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